domenica 22 agosto 2010

Alla fine: VANCOUVER!







Vancouver - Dom. 22 agosto

Sono arrivato!
Quasi non mi sembra vero, dopo questo mese intenso di avventure ed esperienze di tutti i tipi, ma sono proprio arrivato a Vancouver, la meta del mio viaggio.
Ieri l'ingresso in citta' e' stato un mezzo shock, dopo tutto questo tempo di vita selvatica: traffico, cemento, semafori, ecc..., pero' devo dire che l'impatto e' stato attenuato da questa citta' veramente piacevole: passato l'altissimo e lunghissimo "Lions Gate", si entra subito nel grande Stanley Park, che e' una foresta di cedri (gia' dentro la downtown), con prati, radure, spiagge, dove tutta la citta' si era riversata per pedalare, correre, pagaiare, o semplicemente prendere il sole o fare pic-nic. Non c'e' niente da fare, i canadesi anche se di citta' non riescono a stare distanti piu' di tanto dalla natura.
Quindi sono entrato nel centro ed ho continuato a pedalare con la testa all'insu' scrutando tutti quei grattacieli di vetro: e' proprio vero, Vancouver centro sembra una New York in miniatura (anche se io NY l'ho vista solo nei film...).
Prima di arrivare all' ostello ho reperito in poco tempo il mio cartone per la bici, che sono riuscito a trascinarmi dientro difendendolo con le unghie e con i denti da una schiera di homeless a cui faceva gola, e quindi una volta preso posto e fatto un doccione rigenerante, mi sono fiondato a spasso nella bolgia del sabato sera "downtown", ed anche questo e' stato uno spettacolo.
Alle prime luci della sera tutta la gente si era trasferita dal parco al centro, ed in giro era tutta una girandola di shopping, artisti di strada, concertini improvvisati, e perfino le strade invase dalla festa della comunita' brasiliana di qui, con samba e tamburi, dove mi sono fiondato per una cena volante a base di riso, carne arrosto e "fejioada".
Non bastasse, quando ha fatto scuro e stavo tornando all'ostello, un grande scampanellio ha preannunciato lungo l'arteria principale, Granville Street, il passaggio di una numerosa schiera di ciclisti di tutte le eta', che vestiti nei modi piu' stravaganti e con bici incredibili, hanno fermato il traffico attirando l'attenzione di tutta la gente (proprio come nel video "Kings & Queens" dei 30 seconds to mars...per chi lo ha visto).
E poi che bello vedere anche qui in citta'sempre gente sorridente, allegra e disponibile.
I canadesi sono proprio bella gente.
Insomma come potete immaginare sono ritornato alla mia branda frastornato come non mai, ed oggi e' il momento di sistemare i bagagli e la bici, pronto per il rientro che mi fara' arrivare a Mestre martedi sera.
Questa notte non sono quasi riuscito a dormire, con la mente piena di sensazioni, immagini, incontri, di cui questo bellissimo viaggio mi ha riempito, sicuramente di piu' di quello che mi aspettavo.
Ma come ogni altra volta alla fine di una lunga avventura, in questo momento il pensiero piu' grande e' rivolto verso casa, alla voglia di riabbracciare la mia Antonella, i miei Francesco ed Elena, e poi di rivedere amici e persone care. Si, ora il pensiero piu' grande e' questo e dopo ci sara' tempo per ripescare e mettere in ordine tutto cio' che questa esperienza nell'estremo nord mi ha lasciato.
Cosi' si chiude qui questo blog, con un grandissimo grazie a chi mi ha scritto tenendomi compagnia durante il viaggio e supportandomi nei momenti di difficolta': con una citazione particolare per Marco, con cui so di condividere le sensazioni del cicloviaggiatore solitario ( a proposito fai i miei complimenti alla Vale, sono molto contento per lei per questo grande successo), per il Giangi di cui mi ha tenuto compagnia nelle serate in tenda il libro di racconti di Jack London, per Angelo e Nerina, sempre particolarmente vicini, e di tutti coloro che hanno "virtualmente" pedalato insieme a me, con qualche commento, o semplicemente sbirciando ogni tanto il blog.
Grazie di cuore a tutti!
Ed arrivederci al prossimo viaggio, alla prossima avventura.
Angeloinbici.

perche'...."Per fortuna ripartiremo, avventurandoci nelle citta' del mondo, nelle foreste, nelle montagne, nei deserti, per fare nuove provviste di immagini e di sensazioni, per scoprire altri luoghi ed altri volti, per rinnovare il nostro sguardo.
Le strade, la terra, la sabbia, le rive del mare, perfino le pietre ed il fango, saranno a misura del nostro corpo, e del brivido di esistere".
H.D.THOREAU

venerdì 20 agosto 2010

"SUNSHINE COAST": la natura e' sempre qui.







Sechelt (Sunshine Coast)
Ehila'. Ben ritrovati!
Alla prima library trovata lungo la "Sunshine Coast" dotata di internet point, ho inchiodato i freni e mi sono buttato dentro per leggere, sempre con grande piacere, i commenti del giorno; e mi sembra che ormai i giochi siano fatti per il podio del "gran premio presenze sul blog" che assegna le tre birre canadesi ai vincitori: Angelo, Giangi e Marco non hanno rivali e quindi siete gia' invitati al ritorno per una mega-bevuta....
Io intanto caracollo lentamente verso la meta Vancouver dove dovrei arrivare domani, anche se ormai le gambe, dopo quasi 2.000 km. non ne vogliono piu' sapere di girare e vanno avanti piu' per inerzia che per voglia, e pure la all-black e' da un po' di tempo che emette dei preoccupanti cigolii, segno che questa volta le ho proprio tirato il collo, ma confido sulla sua tenuta affinche' mi porti fino alla fine.
In questi ultimi giorni, nel passaggio dalla vancouver Island alla costa, l'ambiente si e' fatto un po' piu' urbanizzato ed un po' piu' turistico (sempre in modo relativo per i nostri standard), pero' natura e paesaggi sono sempre meravigliosi ed io continuo a riempirmi di immagini e sensazioni da riportare a casa.
Anche gli incontri e le chiacchierate si susseguono (per fortuna dopo un mese ho un po' perfezionato il mio scarsissimo inglese...), perche' non appena mi fermo trovo qualcuno che mi chiede del mio viaggio a cui sembra che molti da queste parti siano interessati.
Non bastasse mi chiedono anche di Venezia, dell' Italia e soprattutto cosa ne penso di loro e del loro paese.
Non posso che rispondere che vivono in un bellissimo paese, dove la vita e' a misura d'uomo e la natura e' preponderante e meravigliosa in ogni suo aspetto, e poi seppure dopo poco tempo ho potuto apprezzare alcuni aspetti del loro carattere che veramente mi piacciono molto: la cordialita' e l'apertura, ed il rispetto sia degli altri che dell' ambiente (non senza osservare che in cio' noi avremmo molto da imparare da loro).
Bene, per quest'oggi ho deciso che basta cosi' e quindi mi fermero' qui a campeggiare da qualche parte. Domani dovro' affrontare l'ingresso nella metropoli Vancouver (2 milioni di abitanti), che dopo tutto questo girovagare nella wilderness rappresentera' un bell'impatto, pero' un po' tutti mi hanno detto che e' una citta' molto vivibile e molto ben inserita nell'ambiente circostante.
Gia' mi ci vedo a girovagare in mezzo al traffico, sotto i grattacieli della downtown, sara' un'altra avventura anche questa.
Chiudo qui cercando di caricare qualche altra foto e mando un grande saluto a tutti.
State bene!
Angeloinbici.

mercoledì 18 agosto 2010

Altre foto da VANCOUVER ISLAND



ANCORA GIU' LUNGO VANCOUVER ISLAND




Campbell River - 18 agosto 2010

Ciao a tutti!!!
Sono di nuovo davanti ad un PC, dove aspettavo con ansia di ritrovarvi, ed e'sempre stato un momento di grande piacere.
La mia avventura procede lentamente - "little by little" - giu' lungo Vancouver Island,e si e' vero che lo spirito di frontiera mi ha accompagnato fino ad Haines e poi e' rimasto lassu' nelle sue terre, pero' devo dire che anche quaggiu' e' un piacere pedalare.
Il sole continua a brillare sulla mia testa e la strada continua a scivolare sotto le ruote, intorno grandi foreste di abeti e quando ci si affaccia sul mare gli scorci sono sempre molto belli.
La gente di qua e' veramente gentile ed ogni volta che mi fermo c'e' qualcuno che si avvicina per chiedermi con curiosita' da dove vengo, di dove sono, esprimere ammirazione per il mio viaggio e fornirmi qualsiasi indicazione o aiuto mi possa servire. Evviva i canadesi!
Insomma forse esagerano un po' quando dicono (e c'e' scritto pure sulle loro targhe): "British Columbia, the best place on earth", pero' non c'e' che dire e' un bel posto da visitare e dove stare, almeno finche' c'e' un sole cosi'.
Qui le attivita' e l'economia girano tutte intorno a due cose: il legname ed il salmone; sonno loro i veri protagonisti dell'isola e cio' che ha sempre permesso di vivere alla gente di qua.
L'altro ieri ho fatto una deviazione per visitare un villaggio molto caratteristico: Telegraph Cove, che e' stato il primo avamposto dell'isola, all'inizio del secolo, dove esistevano il telegrafo appunto, un piccolo shop di alimentari, una scuola ed un dispensario, insomma il punto di riferimento per tutti i primi pionieri arrivati fin qui.
Per fortuna tutto e' stato conservato cosi' com'era e quindi il posto e' rimasto molto suggestivo.
Inoltre ho visitato un interessantissimo "interpretive center" sulle balene che anche loro sono di casa qui fuori in mare aperto, e poi prima di sera ho passato un altro po' di tempo ad osservare i pescatori di salmoni che pulivano sul pontile le loro prede giornaliere. Che sberle di pesci!
Ieri invece tappone di 135 km. e 1.200 mt di dislivello per attraversare tutto l'interno dell'isola fino a Sayward Junction, dove sono arrivato cotto, e poi oggi eccomi qua a Campbell River (30.000 abitanti) dove c'e' stato un brusco impatto con la civilta' dopo tanto tempo: centri commerciali, industrie conserviere, centri di raccolta del legname, turismo, ecc. Beh, prima o poi doveva capitare.
Per strada poco prima di qua mi sono reincontrato con le due simpatiche ragazze australiane, con cui ci eravamo lasciati ieri perche' loro giustamente vanno al risparmio campeggiando sempre nell' outback, mentre io dopo cinque giorni avevo il bisogno primario di una doccia che ho trovato nel camping privato di Alder Bay, peraltro molto bello.
Quindi oggi abbiamo pranzato insieme in un cafe' del centro e poi ci siamo salutati in quanto loro avevano bisogno di proseguire per l'incontro con il cugino delle due domani a Nanaimo, mentre il prof. Sentieri tra ieri ed oggi ne ha abbastanza e quindi si ferma qua.
A proposito, continuando i discorsi a tavola ho scoperto non solo che loro lavoravano a Perth una come guida ambientalista, e l'altra come commessa in una libreria, e si sono licenziate dopo aver fatto "musina" per intraprendere il loro biciviaggio in Alaska-Canada-USA, ma anche che la loro prima passione e' praticare il futball australiano, che e' una specie di rugby, solo decisamente piu' violento (!!!).
Bene, ora me ne vado in cerca di un posto dove piantare la tenda e domani ho deciso di traghettare da Comox sulla "Sunshine Coast", che pare sia molto piacevole, e che mi accompagnera' fino a Vancouver dove ho in programma di arrivare sabato.
Un salutone a tutti.
Spero che il sole splenda sulle vostre teste come sopra la mia, e che tutto sia o.k. per voi cosi' come lo e' per me.
Ciaooooooo........
Angeloinbici.

lunedì 16 agosto 2010

"INSIDE PASSAGE" e VANCOUVER ISLAND - L'AVVENTURA CONTINUA!









Port Mc'Neill - Vancouver Island
Ciao a tutti un'altra volta!
E' sempre bellissimo trovare i vs. commenti sul blog dopo diversi giorni.
Insomma sono appena sbarcato sulla Vancouver Island dopo 3 giorni e ca. 50 ore (!) di navigazione, scarrozzato lungo l' "Inside Passage" prima dall' Alaska Marine Highway e poi dalla British Columbia Ferry, ed e' stato ancora spettacolo, questa volta nella comoda situazione di crocerista.
Tre stupendi giorni ammirando estasiato dalla nave le montagne, i ghiacciai, boschi e cascate, che sfilavano di lato come in uno splendido documentario.
E poi guardare salmoni lunghi un braccio che saltano continuamente fuori dall'acqua, ogni tanto le orche che scivolano in acqua lontano, mostrando le loro lucide schiene nere e sbuffanti. E poi per ben due volte e' comparsa in lontananza una megattera (balena), che per brevissimo tempo ha mostrato il suo codone biforcuto prima di inabissarsi definitivamente.
Sempre spettacolo insomma. Durante il quale l'unico modo in cui mi sono tenuto in esercizio e' stato quello di passare da una fiancata all'altra del ferry...
Scherzi a parte, mi ci voleva proprio un po' di riposo perche' ero a pezzi.
Ah dimenticavo, anche la sosta a Juneau non e' stata da meno, perche' anche se in mezza giornata sono riuscito ad andare fino al Mendenhall Glacier. Meraviglioso anche li', in una splendida giornata di sole, arrivare fin quasi sotto al muro di ghiaccio, fare il giro del laghetto con i pezzi di ghiaccio galleggianti, le cascate.
E poi dormire in tenda dall'altra parte del lago guardando il sole che cala a poco a poco sopra il ghiacciaio.
Insomma l'Alaska ha voluto salutarmi con un biglietto da visita di tutto rispetto.
Ora sono appena sbarcato sull' Isola di Vancouver, in British Columbia, in una splendida giornata di sole cosi' come ho trovato negli ultimi giorni (che fortuna trovandomi in posti che registrano ca. 250 g.ni di pioggia all'anno!), pero' dopo appena pochi km. di pedalata gia' mi sono accorto che quello spirito di frontiera che mi aveva accompagnato lungo Alaska e Yukon, e' rimasto lassu' oltre l'"Inside Passage".
Certo anche qua la natura e' prorompente: boschi infiniti, coste idilliache, villaggi con le case di legno, ma tutto e' piu' curato e "civilizzato", ed anche il traffico, sebbene nemmeno paragonabile a quello di casa nostra, e' aumentato: insomma un altro ambiente; CC.que va bene lo stesso perche' una volta rimesso in sesto avevo proprio voglia di riprendere a pedalare, la gente canadese e' molto simpatica e gentile, e poi ho conosciuto in ferry due ragazze australiane di Perth, anche loro in bici provenienti dall'Alaska, con cui ho campeggiato questa notte e che mi accompagneranno nella pedalata penso fino a domani o dopodomani.
Bene, ora la splendida giornata mi chiama fuori lungo la strada, alla scoperta di quest'isola (che e' poi la piu' grande del nordamerica) per gli ultimi 400-500 km. giu' fino a Vancouver.
Un abbraccio a tutti voi, compagni di blog, ed un a risentirci presto.
Angeloinbici.

P.S. Sono riuscito da qui a caricare anche le foto del precedente post con i protagonisti delle "storie di frontiera", che non ero riuscito prima.

mercoledì 11 agosto 2010

QUATTRO STORIE DI FRONTIERA





Carol & Butch - "Gracious House".

Denali Highway. Dopo 80 km. di sterrato sotto la pioggia, la prima costruzione che intravvedo la' in fondo in mezzo ai pini, mi sembra quasi un miraggio.
Mi avvicino e vedo una fila di "cabins" fatte di tronchi d'albero, una casetta sempre in legno ed una specie di maxi-roulotte con l'insegna "BAR". Sul retro del bar uno spiazzo con un piccolo velivolo parcheggiato.
Appoggio la bici e faccio per entrare ma la porta e' chiusa.
Dalla casetta di legno esce pero' una signora in tuta e felpetta (brr...) che mi fa cenno col braccio: "sto arrivando".
In breve sono al riparo della roulotte-bar arredata all'interno in modo confortevole. Davanti a me una tazza di caffe' caldo ed una fetta di ottimo dolce alla cannella preparato oggi da Carol.
Appena mi sono un po' ripreso seguono le presentazioni e quattro chiacchere.
Carol e' di Anchorage, cosi' come il marito Butch, ma hanno scelto di vivere qua nella piu' profonda wilderness, dove ormai da diversi anni hanno tirato su questo lodge, la "Gracious House". Niente TV, si comunica solo col satellitare e per la corrente c'e' il generatore. Per loro e' stata una scelta di vita da quando tempo fa si sono innamorati di questo posto cosi' selvaggio, della natura prorompente che c'e' tutto intorno.
Appena hanno potuto hanno venduto tutto quello che avevano e lo hanno investito in questo lodge. Qui la vita e' dura, la strada e' chiusa per la neve da ottobre a maggio e loro si possono spostare solo con la motoslitta o l'aeroplanino pilotato da Butch.
Di turisti e viaggiatori ne passano molto pochi di qua e gli introiti sono appena sufficienti per tirare avanti.
Le chiedo se hanno mai pensato di mollare tutto e di tornare in citta'. Mi risponde che si, ci hanno pensato,ma poi indicando la finestra aggiunge con lo sguardo che improvvisamente si illumina: "Come si fa a lasciare tutto questo?".
"Eh si- le rispondo-hai proprio ragione".
Prima del commiato mi mostra con orgoglio una loro foto con Sarah Palin ed un messaggio di ringraziamento di George Bush per il loro contributo elettorale.
Io annuisco. Inutile che le dica che le mie posizioni politiche sono decisamente distanti dalle loro; a queste latitudini e' solo un dettaglio.
Mi rimetto in viaggio.
"Ciao Carol - see you - e tenete duro": dovessi mai ripassare di qua spero tanto di ritrovare questa oasi nel cuore dell' Alaska.

Sue, una miss con famiglia in Alaska - Mc'Laren Lodge.

Denali Highway. Questa sera dopo un'altra giornata sotto la pioggia, ho trovato una sistemazione eccellente presso il Mc'Laren Lodge, unica struttura presente, oltre alla Graciouse House lungo la Denali Hwy.
Per 25 $ mi danno una "cabin" di legno tutta per me. E' quella dove d'inverno alloggiano i "mushers", i conduttori delle slitte con cani.
Dentro arredamento molto spartano, due letti a castello, una brandina, tavolino e sedia, la stufa a legna. Una "suite" dove posso stare comodo ed asciugare tutta la roba bagnata.
Posso perfino cenare nel lodge dove oltre a me c'e' solo una famiglia di svizzeri che parlano italiano (!). Subito siamo seduti allo stesso tavolo, loro sono di Zurigo, ma sono originari della Svizzera Italiana.
Che bello una volta tanto parlare nella propria lingua.
Dopo poco entra nel ristorante una donna molto bella, alta e bionda,accompagnata da due bambini sorridenti e biondi pure loro, con cui i miei commensali si scambiano il saluto.
Appena la donna esce, incuriosito chiedo agli svizzeri chi fossero e loro mi raccontano la loro storia.
Sue, cosi' si chiama la donna,e' la gestrice del complesso di "cabins" molto spartane che si trovano al di la' del fiume e dove loro sono ospiti da un paio di giorni. E' stata Miss Wyoming qualche anno fa ed in seguito sono arrivati per lei contratti, proposte, opportunita' di lavoro, ecc. Durante quel periodo ha fatto un viaggio in Alaska passando da quel luogo, ed e' stato amore a prima vista in ogni senso. Per quei luoghi e per un indigeno nato e cresciuto li', che lei ha sposato.
E per la carriera e tutto il resto..."game over". Lascia tutto e si trasferisce li' dove mettono su casa. Dopo poco arrivano i due bimbi, ed in seguito allevano 37 cani da slitta che ormai fanno parte della famiglia.
Per sbarcare il lunario hanno messo in piedi questa impresa con la quale affittano le "cabins" ai turisti e li accompagnano in escursioni nei dintorni per avvistare gli animali selvatici.
Ogni anno, con l'arrivo della bella stagione, il marito parte da solo e gira a piedi per un mese nel cuore della wilderness. Parte completamente senza cibo, perche' sostiene che la natura e' gia' in grado di fornire tutto cio' di cui un uomo ha bisogno. Basta conoscerla bene.
Finita la storia rimango un po' a pensarci su.
In fondo e' una storia di equilibri.
In quel luogo distante da tutto, ognuno ha trovato il proprio, e tutti insieme hanno trovato il loro, cani compresi.
Una bella storia di frontiera.

Kevin & Janet - Paxson Lake Campground.

Richardson Hwy.
"Do you like a cold beer?".
Non ho appena fatto in tempo ad entrare nel campground di Paxson Lake che mentre sto scrutando il posto dove montare la tenda, sento questa allettante proposta arrivarmi direttamente dalla veranda di un camper.
"Off curse - Sicuro!".
Ed in pochi secondi la bici e' appoggiata al camper con tutto il suo bagaglio, mentre il sottoscritto e' seduto al tavolo da campeggio di Kevin & Janet trangugiando un'ottima Ambeer tirata fuori dal frigo.
Tra un sorso e l'altro mi presento e racconto del mio viaggio, al quale risultano molto interessati, e poi vogliono sapere un sacco di altre cose su di me e soprattutto sull'Italia che probabilmente visiteranno l'anno prossimo.
Poi e' il loro turno. Stanno ad Anchorage, lei e' insegnante e lui impiegatoe tra non molto andranno in pensione. Vivono in citta' ma amano la natura e non appena hanno un momento libero sono in giro per l'Alaska con il loro vecchio camperino, e poi a zonzo a piedi o in bicicletta.
Hanno deciso che, appena in pensione, venderanno tutto quello che hanno, e si costruiranno uno chalet in legno da qualche parte nella wilderness, magari sulle rive di un bel laghetto come questo che abbiamo di fronte: ma per il momento non hanno ancora trovato il posto giusto.
Mi chiedono se mi piace l'Alaska.
"Stupenda - rispondo - i paesaggi, gli spazi aperti, gli animali, ed il senso di liberta' che pervade ogni cosa".
"Comunque se verrete in Italia, sono convinto che anche voi troverete di sicuro qualcosa di migliore rispetto al vostro paese".
"Ah si, e che cosa?"
"Il cibo".
Risata generale, e questa volta l' "off course" spetta a loro.

Jamie & Dorothy - Koidern Lodge.

Alcan Hwy. Secondo le indicazioni della carta ho previsto una sosta presso il Koidern Lodge e finalmente eccolo la' in fondo.
Entro nel piazzale sterrato: un'insegna scrostata, assi di legno inchiodate alle finestre di quelle che una volta erano camere di motel, le pompe della benzina arrugginite.
Oh no, non sara' mica abbandonato anche questo lodge, cosi' come tanti altri lungo la Hwy.
"Do you need gas? - Hai bisogno di fare benzina?"
Da dietro una pompa di carburante sbuca un vecchietto sorridente e con la battuta pronta.
"No grazie, pero' una tazza di caffe', quella si".
Mi pfa segno di seguirlo nel lodge.
La stanza in cui si accede e' quanto di piu' caotico si possa immaginare: souvenirs impolverati, bandierine, scatolame li' da non so quanto, pezzi di legno lavorati, latte d'olio e pezzi di ricambio, il tutto ammassato insieme senza logica.
Intorno al tavolo di formica quattro sedie ognuna diversa dall'altra.
Sulla parete un vecchio orologio fermo da chissa' quanto tempo.
Dalla cucina arriva la moglie con un'aria un po' svanita ed una strana visiera sulla fronte.
Mi mette subito davanti una tazza di caffe' fumante. Le chiedo se ha del dolce, ma mi risponde che purtroppo il forno elettrico ha appena smesso di funzionare ed il marito accendera' la stufa a legna solo nel pomeriggio, quando avra' tempo.
Non importa, va bene il caffe' e qualche biscotto.
Ci mettiamo a conversare e mi chiedono com'e' l' Italia, l' Europa.
Jamie e Dorothy mi dicono che loro sono sempre stati li'e stanno bene solo in quel posto, dove ci sono natura e spazi aperti, anche se la vita li' non e' facile. Non riuscirebbero a stare in nessun altro poisto.
Dorothy dice che una volta un loro parente li ha portati a fare un viaggio giu' a Vancouver. Bella, si', ma nonon riuscivano a capacitarsi di come la gente potesse vivere tutta cosi' ammassata in poco spazio, in tutti quei palazzoni; addirittura, dice mettendosi le mani alle tempie, muovendosi su e giu' chiusi in quelle scatole infernali ("the elevators" - gli ascensori).
Sorrido e dico che probabilmente hanno ragione loro, e che stanno meglio al Koidern Lodge.
E' arrivato il momento di ripartire e prima di accomiatarmi chiedo se posso andare in bagno.
Jamie mi risponde che "sorry", il bagno e' "out of order" - guasto, il gelo dell'inverno ha rotto le tubature e devono essere ancora riparate.
"Don't worry" - non importa. E saluto.
Mentre inforco la bici penso: "Non so come, ma ci avrei giurato".

Quattro storie di frontiera, incontrate lungo la strada, quattro storie diverse eppure che hanno qualcosa in comune.
La voglia di vivere in questa natura primordiale, e la volonta' di affrontare la vita a viso aperto: : "today" e non "tomorrow".
Questo e' lo spirito di chi vive qua, largo ed aperto, come gli spazi che ci sono intorno.

DURA,DURISSIMA HINES HWY., MA CHE SPETTACOLO!







Haines, 11 agosto 2010.
Ciao a tutti. Sono ancora qui!!
Dura, durissima Hines Hwy., appunto, gli ultimi tre giorni sono stati tremendi per me: nessun appoggio per 250 km., vento rabbioso sempre contro, pioggia a tratti e zona a rischio orsi (il Million Dollar Fall Campground, dove pensavo di fermarmi e' stato appunto chiuso perche' un grizzly ha tirato giu' tende e ferito qualcuno...).
Pero' la bellezza sta sempre qua di casa ed ho potuto passare altri "momenti magici" prima di terminare la mia cavalcata attraverso Alaska ed Yukon, qui in faccia all'oceano.
Ieri l'altro poi ero proprio allo stremo delle forze, e dopo neanche 70 km. non ce la facevo piu' per il vento (andavo avanti solo per inerzia, 1km. in bici ed 1 km. a piedi, ormai instupidito dal vento). Ad un certo punto ho detto basta, orsi o non orsi pianto la tenda qui, se il vento me lo permette; prendo una stradina laterale sterrata che va verso un fiume per trovare un posto riparato, e non appena giro non ti vedo la' in fondo il sederone di un blackbear - orso nero, che sta passeggiando lungo la mia stessa strada. Ovviamente mi blocco e lui senza neanche accorgersi della mia presenza (ero sotto vento) in pochi secondi sparisce nella boscaglia. Inutile dire che non me la sono sentita di fermarmi li', quindi gira la bici e riprendi a macinare km. con un fondo di riserva che non sapevo nemmeno dove fosse. Ma anche stavolta la stella del viaggiatore ha brillato a mio favore, e dopo poco intravedo nella nebbia a poca distanza dalla strada una capanna di tronchi d'albero, di cui mi avevano parlato Alvaro y Alicia, i due cicloviaggiatori madrileni che avevo incrociato al Denali, ma che ormai pensavo di non trovare piu'.
Inutile dire che e' stata una delle notti piu' belle che abbia mai passato: al riparo della capanna dal vento e dalla pioggia, la stufa accesa per asciugare la roba e spt. al riparo dagli orsi. Mi sentivo il re dello Yukon, e dopo essermi buttato sopra la branda con sonno quasi istantaneo, al primo risveglio durante la notte mi sono pure fatto una pastasciutta...Cosa si vuole di piu' dalla vita.
Ieri quindi partenza alle prime luci dell'alba dopo una notte o.k. ed ultima tirata di 130 km (!) sempre contro-vento fino ad Haines, alla civilta'.
Credo di non aver mai fatto uno sforzo cosi' grande in vita mia come in questi ultimi giorni, ed ora sono veramente a pezzi, gambe, schiena e tutto il resto. Pero' ce l'ho fatta e quasi non ci credevo. Beh, vuol dire che la fibra e' buona.
Appena arrivato ad Haines, di sera, prima ancora di trovare un campeggio, sono entrato nel primo ristorante ed ho detto che mi portassero il piatto piu' grande che avevano, non importa cosa fosse, ed una birra gigantesca, poi magari anche un'altra.
Quindi sono praticamente rotolato fino al campground e questa mattina ho ripreso a civilizzarmi ed a rimettere insieme i pezzi.
Ora mi aspettano quattro giorni di meritata crociera con i battelli postali della Marin Hwy., lungo l'"Inside Passage", con brevi soste a Juneau, la piccola capitale dell' Alaska, ed a Prince Rupert, gia' in Canada, e di qui sbarchero' il 16 Agosto a Port Hardy sulla Vancouver Island, per l'ultima pedalata di 500 km. fino a Vancouver.
Vorrei trasmettere a tutti voi il caleidoscopio di sensazioni, colori, odori, momenti, incontri, ecc..., che ho vissuto durante questa mia traversata di 1.400 km. di Alaska e Yukon, ma ora non ci riesco. E' ancora tutto ammassato ed aggrovigliato dentro di me.
Per ora solo una parola: bello, anzi stupendo!! Tutto quanto.
Ed anche qualche immagine, che rende di piu' l'idea. Poi piu' tardi riusciro' a trasmettere meglio questa bella avventura.
Grazie a tutti dei vs. commenti. Questa volta mi hanno dato veramente un piacere enorme.
Un abbraccio ed a presto, pero' penso non prima dell'Isola di Vancouver.
Ciao. Angelo

sabato 7 agosto 2010

ULTIME NOTIZIE


Ciao a tutti.
E che grande piacere leggere i vostri commenti sul blog!
Ebbene, attualmente mi trovo ad Haines Junction, paese degno di questo nome con tanto di campeggio, doccia, lavanderia, telefono, supermarket e library con accesso al computer.
Cosa si puo'volere di piu' dalla vita?
Ne approfitto per una giornata di riposo, la prima da quando sono partito: il fisico lo richiedeva a gran voce ormai da tempo. E quindi ne approfitto per smaltire qualche post che non avendo potuto inviarvi prima, avevo solo scritto di sera, nella tendina.
Qua tutto o.k ed il morale e' alto. Domani, dopo il riposo tornera' anche la voglia di pedalare.
Domani appunto affrontero' l'ultimo tratto di strada prima dell'imbarco: lascio l' Alcan Hwy. che si dirige a nord-est verso Withorse ed imbocco i 250 km. della Haines Hwy., che ho scoperto qui essere i piu' selvaggi in assoluto, praticamente privi o quasi di appoggio. Vabbe', mi sto dicendo, ormai ci sono e fatto 30 si fa anche 31...
Come se non bastasse uno dei due campground lungo la strada lo hanno chiuso perche' di recente c'e' stato un attacco da parte di un grizzly che ha distrutto una tenda e ferito due campeggiatori.
In compenso ho saputo anche che a meta' strada c'e' una casetta in legno, una specie di ricovero sempre aperto per ciclisti e viandanti di passaggio.
Quindi il programma sarebbe: domani da qui (Haines Junction), fino all' unico camp rimasto lungo la strada, il Dezadesh Camp, a ca. 45 km. (praticamente una passeggiata), poi 100 km. fino alla capanna al Nadahini River, e quindi la kermess finale fino ad Haines dove mi sono ripromesso di comprare una bottiglia di vino, a costo di dover chiedere una specialrata.
A dormire fuori nel backcountry, come ho fatto latre volte, qui non ci penso neanche visto che e' una zona particolarmente battuta dagli amici orsi.
Quindi un salutone a tutti ed un arrivederci ad Haines, "just in front of the ocean", tra tre giorni, dove mi aspettera' un'altra giornata di riposo prima dell'imbarco per Juneau. Qui si esagera con l'ozio...
Il sole splende sopra la mia testa cosi' come spero sia sopra tutte le vostre, ovunque voi siate!
Un abbraccio.
Angelo

P.S. : Il tramonto di ieri sera. Con un panorama cosi' come si fa a non essere di buon umore?

INCONTRI LUNGO LA STRADA





E' tardi e il sole e' gia' tramontato. Mancano ancora 20 miglia a Burwash Landing dove ho intenzione di fermarmi per la notte.
Sono esausto, la scorta d'acqua e' quasi finita, il vento continua a sbattermi in faccia rabbioso e le gambe non rispondono piu' ai comandi.
Sono fermo ai bordi della strada che dico a me stesso ; "Angelo, non ce la farai mai"
Alzo la testa e vedo un puntino in lontananza, la' in fondo al rettilineo.
Man mano che si avvicina riconosco il rumore della Harleydavidson.
Posizione semi-distesa, gambe divaricate che terminano in un paio di texani, frange di cuoio che svolazzano dalle sacche e dal manubrio.
Quando e' quasi vicino a me vedo un braccio che si sporge in fuori, il pollice esteso in aria.
Ormai mi sta passando e posso vedere gli occhiali a specchio, il casco a stelle e strisce dietro al quale svolazza un codino.
Nella faccia piu' o meno della mia stessa eta' si apre un largo sorriso incorniciato da un paio di baffoni spioventi.
Sta a significare:" Vai fratello. Go on!. La strada e' tua, e' nostra".
Faccio appena a tempo a rispondere al saluto che il rombo della Harley si sta via via allontanando.
Sento che qualche residuo di forza sta tornando fuori da qualche parte nascosta dentro di me.
E' tornata la voglia di andare.
Accendo l' ipod sul pezzo che piu' mi ispira e via di nuovo in marcia.
Burwash Landing arrivo.

Sono ormai alle porte del villaggio (un lodge e tre case), che uno strano totem sul ciglio della strada attira la mia attenzione.
Mi fermo e vado vedere.
C' e' una lapide li' accanto con questa iscrizione:

"Dougie - Mbayata - nato a Withorse, cresciuto a Beaver Creek, ha terminato il suo cammino su questa terra a Burwash Landing nel 2005, all' eta' di 23 anni"
Peace
"Follow your dreams, be kind, and always remember to enjoy everiday of your life".
Pace
"Segui i tuoi sogni, sii gentile, e ricorda sempre di godere di ogni giorno della tua vita".

Cosi' sia.
Riposa in pace Dougie-Mbayata.

LO SPIRITO DELLA FRONTIERA ALEGGIA SULL' ALASKA HIGHWAY






Haines Junction - 7 August
10 giorni di pedalata, 800 km. percorsi, ed ora posso dire di avere percepito lo spirito, l' essenza di questa terra di frontiera, quello che sognavo ancora da bambino tra le pagine dei romanzi di Jack London e le storie avventurose della grande "corsa all'oro".
Appena passata la frontiera canadese ed il minuscolo villaggio di Beaver Creek - Yukon, il prossimo agglomerato e' tra ca. 300 km. E' gia' sera e non so che ora perche' da qualche giorno ho perso l'orologio, cadutomi chissa' dove: prima ho imprecato e poi ho capito che andava bene cosi', perche' ora vado avanti solo con i riferimenti naturali: alba, tarda mattinata, centro del giorno, pomeriggio, sera, tramonto, notte.
Sto pedalando lungo la Alcan (Alaska-Canada) Hwy. con traffico praticamente assente, le ombre si stanno ormai allungando in prossimita' del tramonto: il cielo e' di un azzurro intenso, chiazzato solo da alcuni nuvoloni bianchi che sembrano batuffoloni di cotone sospesi: in lontananza il profilo delle montagne ed intorno solo il verde delle praterie e dei boschi di abeti e di betulle, interrotto ogni tanto dall' azzurro di un laghetto o di un ruscello.
Tutto e' immobile, armonico, in equilibrio perfetto, eterno, perche' tutto e' cosi' da sempre.
Pedalando lentamente lungo questa striscia d'asfalto di cui non si vede la fine mi sembra di scivolare piano piano, di immergermi in questo mare di bellezza e di armonia.
Solo la musica dell' IPOD accompagna le sensazioni, i peli delle braccia sono dritti per l'emozione che provo.
Sento soffiare lo spirito della frontiera, forse una parte di quello che hanno percepito i primi coloni, gli avventurieri, i cercatori d'oro arrivati fin qui e che li ha poi incatenati a questa dura ma affascinante terra, quello che ha fatto nascere e crescere generazioni di Atabaschi, che sono qui prima di chiunque altro, quello che trattiene qui le piccole ma tenaci comunita' che vivono duramente lungo la strada.
Ormai i muscoli delle gambe sono duri come marmo, i tendini fanno male, la schiena pure, sudore, sete, fame, tutto, ma niente importa,: e' piu' forte la voglia di andare, ancora un po', ancora un po', ancora un po'....
E' l'ora del tramonto quando intravedo ai bordi della strada un laghetto azzurro piu' bello di altri. Stop, ed in pochi secondi sono gia' in costume che scivolo dentro le fredde acque del lago.
Un modo perfetto per fondersi ancora di piu' nell'ambiente.
Che importa se poi le zanzare mi mangiano vivo e se vista l'ora si prospetta un'altra cena fredda.
Oggi e' stata una giornata magica.
Lo spirito della frontiera, quello che ero venuto a cercare qui, alla fine mi ha preso e mi accompagnera' d'ora in poi lungo la strada.

Dall' IPOD....
"... Ho imparato a sognare, quando ero bambino, che non ero neanche un'eta'. Ho imparato a sognare quando inizi a scoprire, che ogni sogno ti porta piu' in la'. Cavalcando aquiloni, oltre muri e confini, ho imparato a sognare da la'.
Quando tutte le scuse per giocare son buone, quando tutta la vita e' una bella canzone, c' era chi era incapace a sognare e chi sognava gia'...
...c' e' che ormai ho imparato a sognare, e non smettero'".